La Regione Veneto era stata la prima a dare l’allarme. Mancano medici negli ospedali pubblici. In servizio in regione ce ne sono 11 mila. Ce ne vorrebbero almeno altri 1.300 per coprire tutte le carenze soprattutto nei Pronto soccorso e nei reparti di Medicina generale.
Un numero destinato a crescere nei prossimi anni, quando anche la popolazione sarà invecchiata. Con il rischio di un collasso del sistema, strangolato dal numero esiguo di camici bianchi e dalle sempre maggiori richieste da parte della popolazione.
Per ovviare al problema il Governatore del Veneto Luca Zaia ha deciso di assumere 500 medici neolaureati abilitati alla professione ma senza specializzazione. Per essere avviati in corsia i neomedici dovranno seguire un corso di formazione teorica di 92 ore, 11 giorni per capirci meglio, e un tirocinio pratico che prevede un tutoraggio di due mesi in reparto.
Oggi secondo Amsi, l’Associazione dei Medici Stranieri in Italia, nel nostro Paese ci sono 19 mila medici stranieri che hanno la specializzazione ma non possono operare nelle strutture pubbliche perché non sono o non sono ancora cittadini italiani.
Se si conta il personale paramedico si arriva a quasi 80 mila operatori sanitari stranieri che potrebbero essere ossigeno per il sistema sanitario nazionale. Al Governatore Luca Zaia va il merito di aver sollevato il problema e aver già minacciato in passato di volersi rivolgere a medici stranieri ma comunitari, ad esempio della Romania.
Ai pazienti veneti andrebbe invece chiesto se preferirebbero essere curati da un giovane medico neolaureato italiano, con 11 giorni di training teorico, più 2 mesi sotto tutela in reparto o da un medico specializzato straniero che lavora già in un ospedale privato, ma senza la carta d’identità.
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