Martin Luther King una volta disse: «Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno». Sembra il perfetto commento ai risultati delle elezioni europee per cui nelle ultime settimane si è paventato il pericolo di un crollo dell’Europa, e taluni addirittura di un ritorno del fascismo. Bastava avere il coraggio di andare a vedere cosa dicevano tutti i sondaggi europei, per capire che di pericolo non ce n’era. Certo, ai politici di destra e di sinistra faceva comodo paventare la “fine del mondo” per mobilitare il proprio elettorato e non dovere parlare di programmi (non uno che abbia parlato di quale politica fare nei confronti della Cina, della Russia, della Turchia o dell’Iran. Non una parola sulla persecuzione dei cristiani nel mondo islamico).
Nella realtà i partiti euroscettici non hanno un numero di parlamentari rilevanti. Basta guardare ai dati elettorali. È vero, in Italia ha stravinto Salvini. Ma l’italocentrismo non ci permette di vedere che siamo una piccola provincia dell’impero.
Per capirci: il Parlamento europeo è composto da 751 seggi. Il trionfo italiano della Lega porterà solo 29 seggi in Europa. L’intero gruppo parlamentare di cui la Lega fa parte (Enf, Europe of Nations and Freedom) totalizzerà 58 seggi, pari al 7,72%. Se sommiamo anche il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia (Ecr, European Conservatives and Reformists Group), che ha preso 59 seggi pari al 7,86%, abbiamo un totale di 117 seggi su 751. Nel 2015 il totale dei seggi dei due gruppi era pari a 113. Dunque il terrore del grande successo degli euroscettici si è rivelato decisamente esagerato, visto che questi ultimi hanno ottenuto quattro seggi in più. Altro che ondata nera…
Considerando che per avere la maggioranza e costituire il governo dell’Europa servirebbero 376 seggi, era chiaro dal principio che il progetto degli euroscettici si sarebbe frantumato contro la realtà, prima ancora di iniziare. Bastava conoscere i numeri.
Ma vediamo cosa succede invece tra gli europeisti, per capire ancora meglio come l’UE non corre alcun rischio. Il Partito Popolare e i Socialisti e democratici sono calati, è vero, e sono passati dall’avere la maggioranza assoluta dell’Europarlamento (401 seggi) a quota 326. Per avere la maggioranza e raggiungere quota 376, dovranno solo scegliere se allearsi con i 69 parlamentari Verdi o con i 109 parlamentari euroentusiasti del gruppo liberale Alde. Se invece riuscissero a coinvolgere sia gli uni che gli altri, totalizzerebbero 504 deputati. La fine del mondo o dell’Europa, come vedete, è ben lungi dall’avverarsi.
In conclusione: i dati reali, come abbiamo visto, sono inoppugnabili. La realtà è che “l’allarme fascismo” fa prendere cantonate enormi, regalando una visibilità immeritata agli euroscettici. Il terrore che scatenano i soli nomi di Salvini e Orbán va infatti sempre pesato in un’ottica europea. L’Ungheria, per intenderci, ha 10 milioni di abitanti. Più o meno come la Lombardia. E il vero e proprio trionfo di Orbán (52% dei voti), a livello europeo gli porterà la miseria di 13 seggi. Uno in meno di quanto porterà a casa il M5S con il suo crollo al 17%.
Concludo con un altro personaggio gonfiato senza motivo: Marine Le Pen. In tanti titoli di giornali si parla di un suo “boom” o di “rivincita” perché è il primo partito di Francia. La leader del Rassemblement National ha totalizzato il 23,31%. Nelle scorse elezioni europee del 2014 fece però il 24,86%, e quindi porterà a Bruxelles un parlamentare in meno. Nella realtà dunque, la Le Pen è rimasta sostanzialmente dove era. È Macron invece, ad essere calato dal 28,2% delle legislative del 2017 al 22,41 delle europee di domenica. Ma questa, come potete capire numeri alla mano, è tutta un’altra storia.