Editoriale NuoveRadici.world

L’anno nuovo inizia con uno scontro politico sul decreto sicurezza. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha dato disposizioni ai suoi uffici di non applicare norme del decreto sicurezza reputate illegittime e diversi primi cittadini si sono schierati con lui contro il ministro dell’Interno. Come ha osservato Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, il decreto sicurezza sarà incostituzionale solo quando verrà giudicato tale dalla Consulta. Anche se, come aveva già osservato la nostra giurista Vitalba Azzollini un mese fa, il divieto di iscrivere all’anagrafe i richiedenti asilo è discriminatorio perché impedisce loro di accedere ai servizi sociali di un Comune. Domanda da un milione di dollari: perché i sindaci si svegliano ora, dopo che il decreto è stato convertito in legge da oltre un mese? Certo, l’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, aveva già fatto alcune proiezioni catastrofiche sul numero dei migranti che sarebbero diventati irregolari. Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ora invita a smussare le polemiche e chiede di istituire un tavolo di confronto in sede ministeriale per cercare di correggere la rotta. Luca Perfetti, docente di Diritto amministrativo della Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Bari, ci fa notare invece che «Il diritto europeo prevale su quello nazionale, perciò se una legge contrasta con la Convenzione dei diritti umani, può essere disattesa, anzi deve esserlo». Quindi chiediamo ai sindaci che vorrebbero, sottolineo vorrebbero, compiere un atto di disobbedienza civile perché non abbiano fatto una reale pressione prima, durante la discussione del decreto. Per ora stiamo alla finestra ad osservare uno scontro politico che al momento resta confinato nel perimetro delle dichiarazioni e dei cinguettii su Twitter. NuoveRadici.World ha analizzato gli effetti collaterali del decreto Salvini e continuerà a farlo, ma ospiterà il contributo solo di chi abbia intenzione di compiere gesti concreti e ragionevoli. Il birignao fuori tempo massimo non ci interessa.

Femi Oluwole, il leader europeista di origine nigeriana che vuole impedire la Brexit

Avevamo promesso che, nel 2019, avremmo guardato di più all’Europa e lo abbiamo fatto. Questa settimana raccontiamo la storia di Femi Oluwole, giovane britannico di origine nigeriana, emerso negli ultimi due anni come uno dei personaggi più rappresentativi del movimento giovanile contro la Brexit. Ed è anche un esempio emblematico del dinamismo delle nuove generazioni di europei con background migratorio. Nell’intervista, concessa a Costanza de Toma, spiega di non sentirsi un immigrato, ma semmai un britannico che considera l’Europa come il suo Paese.

Sandrone Dazieri: l’italiano non è razzista, ma ignorante. Si comporta come Fantozzi

Intervistato da Fabio Poletti, il noto giallista ci offre una diversa interpretazione sulle nuove generazioni di italiani. «Sono invisibili come in generale sono invisibili i cittadini inclusi nel contesto sociale. È segno di accettazione e convivenza. Fateci caso: si parla del medico nero solo quando viene insultato da un paziente, ma sta diventando normale incontrarli nei luoghi di cura».

L’Associazione Carta di Roma e il rapporto infelice fra i media e l’immigrazione

Vitalba Azzollini analizza la rappresentazione sui media degli immigrati. Prendendo spunto dal report, Notizie di chiusura, presentato alla Camera nel dicembre scorso, si chiede quale sia la responsabilità dei mezzi d’informazione rispetto al crescente clima di ostilità verso immigrati e rifugiati in Italia. La riposta è prevedibile. Pollice verso.

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